Una sconfitta come punto di partenza

Come da pronostico, il Manchester City batte l’Inter in finale di Champions League. Un risultato scontato per molti, forse per tutti.

Non è del risultato finale che c’è da stupirsi (ha vinto la squadra meglio strutturata negli anni per vincere questa competizione visti gli investimenti fatti) bensì della prestazione dei nerazzurri capaci di giocare per lunghi tratti alla pari dei citizens e per una buona fetta di gara addirittura meglio, facendo inginocchiare (in attesa di una grazia) più volte il mago Pep Guardiola.

Cuore, coraggio e grinta non sono bastati.

La perfezione di Simone

Nel primo tempo l’Inter mette in scena l’ennesimo capitolo della sua straordinaria stagione intitolato “la perfezione difensiva”. Darmian, Acerbi e Bastoni ingabbiano Haaland & Co. e concedono al sempre pronto Onana una serata più “tranquilla” di quello che ci si aspettava. Lo sterile possesso palla non scalfisce per nulla il muro nerazzurro e lo 0-0 del primo tempo chiarisce una cosa: l’Inter c’è!

Di nuovo tu Lukaku?

Nel secondo tempo sale gradualmente il forcing degli inglesi. L’Inter cambia in avanti: fuori Dzeko e dentro l’attesissimo Lukaku. La Lu-La si ricompone e i tifosi nerazzurri sugli spalti iniziano a sognare. Ma quando tutto sembra poter girare per il verso giusto ecco l’episodio che decide la finale: la linea difensiva dell’Inter si schiaccia e troppo e permette a Rodri con il destro di insaccare in rete la palla del decisivo 1-0. Una liberazione per il Manchester che vede avvicinarsi sempre più la coppa dalle grandi orecchie.

Ma in questo preciso istante la partita cambia radicalmente. I nerazzurri alzano il baricentro e cominciano a dominare la gara andando più volte vicino al gol del pareggio. Un grande Ederson in più occasioni spezza i sogni dei tifosi presenti ad Istanbul e la traversa di Dimarco con conseguente ribattuta sul corpo di uno sfortunatissimo Lukaku chiudono per sempre le possibilità di vedere altri 30 minuti supplementari di questa straordinaria battaglia.

Vince il Manchester City la sua prima Champions League con Guardiola capace di vincere il “treble” per la seconda volta in carriera.

L’Inter esce a testa altissima dal campo, sovvertendo i vari pronostici di goleada del cyborg norvegese e dei suoi compagni di squadra. Inzaghi dimostra nuovamente di essere l’allenatore perfetto per una gara secca. Il risultato non gli ha dato ragione (per questa volta) ma la preparazione della gara in campo e fuori è stata perfetta.

Ora è arrivato il momento di ringraziare chi ha dato (e chi no) un grande contributo per arrivare fin qui e progettare il futuro consolidando e investendo in una rosa che può giocarsela benissimo contro qualsiasi avversario. Gli uomini da cui ripartire sono ormai noti da mesi e nuove energie potrebbero portare i nerazzurri a raggiungere i prossimi obiettivi: la seconda stella in campionato e chissà magari una seconda occasione in una finale di Champions League che ha sì un sapore amaro oggi, ma è pur sempre un punto di partenza per questi ragazzi che hanno meritato (e meritano) di giocare per vincere.

Grazie Inter, ci rivediamo presto.